Il palcoscenico un giorno ti incontra,
per strada o nella semioscurità di una sala.
Ti spoglia di quanto sapevi,
senza farti sentire nudo.
Ti fa riconoscere
Ti restituisce all'umiltà dell'ascolto.
In questo luogo, sei invitato a darti quale sei
venerdì 28 dicembre 2012
La parola è un'ala del silenzio
Cammino
tra soave scricchiolio
di foglie cadute e morte,
perdendomi nel guardare
abbracciati come vecchi amanti,
le nuvole danzare.
Negli occhi ho una leggera foschia.
Inciampo su lucenti cristalli
che scendono a terra
mentre un "suono" mi sale
su per la schiena....
...mentre continuo a camminare.
tra soave scricchiolio
di foglie cadute e morte,
perdendomi nel guardare
abbracciati come vecchi amanti,
le nuvole danzare.
Negli occhi ho una leggera foschia.
Inciampo su lucenti cristalli
che scendono a terra
mentre un "suono" mi sale
su per la schiena....
...mentre continuo a camminare.
mercoledì 19 dicembre 2012
The Power of Love
...quel leggero alito di vento, capace di scatenare una vera tempesta.
Un pensiero dedicato ai giovani.... obbiettivi "visti" dentro l'anno nuovo
mercoledì 5 dicembre 2012
Imbastitura
“Ti racconto una storia...”
Quella notte non avevo alcuna voglia di dormire e tentavo di rendere fruttuose le ore di veglia scrivendo. Usavo spesso la musica come musa per scrivere.
Dal vibrare potente del contrabbasso al soffio delicato del flauto traverso, dalla danza dei martelletti sulle corde del pianoforte alla voce nasale del clarinetto. Ogni suono amplificava parti di me. Apriva cassetti nascosti.
Jazz.. c’era un lento assolo di una tromba con sordina quando vidi delinearsi piano una figura che, al lento ritmo che le spazzole battevano sul piatto, si avvicinava a me.
Dalla nebbia, come il paesaggio tipico autunnale dalla mia finestra, emergeva chi aveva alimentato i miei sogni, le mie insicurezze. Quegli stessi occhi che per anni avevo accuratamente evitato di incontrare, sapendo bene il prezzo che avrei pagato.
L’imbastitura della mia ferita si era strappata, in una notte qualunque, e senza alcun preavviso.
Quella notte non avevo alcuna voglia di dormire e tentavo di rendere fruttuose le ore di veglia scrivendo. Usavo spesso la musica come musa per scrivere.
Dal vibrare potente del contrabbasso al soffio delicato del flauto traverso, dalla danza dei martelletti sulle corde del pianoforte alla voce nasale del clarinetto. Ogni suono amplificava parti di me. Apriva cassetti nascosti.
Jazz.. c’era un lento assolo di una tromba con sordina quando vidi delinearsi piano una figura che, al lento ritmo che le spazzole battevano sul piatto, si avvicinava a me.
Dalla nebbia, come il paesaggio tipico autunnale dalla mia finestra, emergeva chi aveva alimentato i miei sogni, le mie insicurezze. Quegli stessi occhi che per anni avevo accuratamente evitato di incontrare, sapendo bene il prezzo che avrei pagato.
L’imbastitura della mia ferita si era strappata, in una notte qualunque, e senza alcun preavviso.
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