“Ti racconto una storia...”
Quella notte non avevo alcuna voglia di dormire e tentavo di rendere fruttuose le ore di veglia scrivendo. Usavo spesso la musica come musa per scrivere.
Dal vibrare potente del contrabbasso al soffio delicato del flauto traverso, dalla danza dei martelletti sulle corde del pianoforte alla voce nasale del clarinetto. Ogni suono amplificava parti di me. Apriva cassetti nascosti.
Jazz.. c’era un lento assolo di una tromba con sordina quando vidi delinearsi piano una figura che, al lento ritmo che le spazzole battevano sul piatto, si avvicinava a me.
Dalla nebbia, come il paesaggio tipico autunnale dalla mia finestra, emergeva chi aveva alimentato i miei sogni, le mie insicurezze. Quegli stessi occhi che per anni avevo accuratamente evitato di incontrare, sapendo bene il prezzo che avrei pagato.
L’imbastitura della mia ferita si era strappata, in una notte qualunque, e senza alcun preavviso.
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